Per parlarvi della prima stesura di un Libro, utilizzo alcune considerazioni di Patricia Highsmith, che in Come si scrive un giallo, fornisce a tutti gli scrittori – non soltanto ai giallisti – ottimi consigli su come lavorare in più fasi a un romanzo o a un’opera letteraria. Patricia Highsmith non è un nome qualunque, alcuni suoi libri sono stati utilizzati da A. Hitchcock come sceneggiature dei suoi film.
Patricia, all’interno di questo libro che ha la prefazione di Andrea Camilleri, dedica molte attenzioni a ciò che in narrativa si chiama il soggetto di una storia. Quindi, se pensiamo che la prima stesura sia l’aspetto narratologico con il quale iniziare a confrontarci, siamo in errore, prima viene il soggetto.
Le considerazioni di questa scrittrice dimostrano che il lavoro di scrittura non è lineare. Il suo racconto con descrizione della propria creatività – e spiegazione dei relativi passaggi – serve proprio a far capire la fatica di scrivere e di aggiustare le storie, che non nascono tutte di un fiato ma necessitano di revisioni creative fin dalle prime fasi (anche quando si è di fronte solo a un’idea originaria).
La prima stesura per Patricia è qualcosa a cui si arriva dopo avere superato vari scogli: la stesura di un buon soggetto, un incipit convincente che traina anche l’autore, l’elaborazione di un punto di vista credibile. A questo punto l’autore si esercita di nuovo in una visione panoramica del proprio testo, per capire cosa vada aggiunto e modificato e cosa tolto. Insomma, la prima stesura del Romanzo ci porta al gioco dell’aggiungere e del sottrarre: eliminare i “tempi morti” sembra un aspetto particolarmente importante dopo la prima stesura, proprio perché stiamo ragionando di architettura complessiva della vicenda raccontata.
Una fase importante del processo di revisione che ruota intorno alla prima stesura sta nel confronto che l’Autore attua con i propri personaggi. E’ importante chiedersi se i personaggi agiscono nel modo giusto, e come il lettore potrà reagire a ciò che scopre circa i loro comportamenti. Non bisogna dimenticarsi che il personaggio è l’alter ego dell’Autore, e che tutti loro sono maschere rilevanti (o archetipi) verso i quali il lettore dovrà provare delle sensazioni. Anche qui, qualità e quantità s’intrecciano; posso stupirmi del fatto che il mio personaggio abbia scelto di comportarsi così, oppure posso rendermi conto che un certo personaggio merita più spazio, o che alcune cose che lo riguardano si possono omettere. Sarà importante conoscere il vissuto di tutti i personaggi (come si fa per esempio, nelle fiction di oggi) o soltanto del protagonista?
Patricia Highsmith dedica molto spazio al “suo personaggio”. Spesso si tratta di cattivi che hanno il ruolo di motore della storia alla base del giallo; in questo caso direi che la maggior parte delle sue riflessioni riguardano la psicologia che sta dietro gli individui che popolano una storia, di cui uno scrittore deve conoscere bene i chiaroscuri, perché sono quelli che riservano le maggiori sorprese e possono meglio piazzare l’effetto sorpresa in una storia di suspense.
Come si vede, lo stile può aspettare: dopo la prima stesura si lavora ancora con molta attenzione progettuale, il labor limae sulle parole viene più avanti.
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