Quando Edgar Allan Poe iniziò a pubblicare su riviste di consumo i primi racconti non è che avesse molte scelte, doveva far centro nell’attenzione del lettore. Se le sue storie non avessero suscitato interesse sarebbero rimaste nel cassetto, nessuno le avrebbe pubblicate, e non avrebbe potuto proseguirne la diffusione. Catturare il lettore è cosa diversa da intrattenerlo: l’intrattenimento del lettore è meno impegnativo per entrambi, scrittore e lettore, presuppone l’idea di coinvolgere il lettore con una sorta di gentilezza, che permetterà a chi legge di riporre il libro avendo conservato l’interesse per la trama ma senza eccessiva inquietudine. E’ di questo tipo, per fare un esempio, l’intrattenimento che troviamo in Charles Dickens, lo Shakespeare del romanzo: si respira un’atmosfera di serenità e tranquillità all’interno delle sue storie, che ci permette di gestire con calma la nostra attenzione.
Se ci immedesimiamo per un attimo nelle storie di Poe, invece, osserviamo che siamo vittima di un differente tranello letterario, realizzato con grandissima maestria. Basta riferirsi all’incipit di uno dei suoi racconti più famosi, il pozzo e il pendolo:
Ero affranto, stremato di angoscia mortale per quella lunga agonia, e quando finalmente mi sciolsero e potei sedermi, sentivo che perdevo i sensi. La sentenza, la terribile sentenza di morte, fu l’ultimo degli accenti distinti che giunse alle mie orecchie. Dopo, il suono delle voci degli inquisitori parve perdersi in un ronzio indefinito di sogno. Quel suono destava in me l’idea di una rotazione, probabilmente perché nell’immaginazione di associava al ritmo di una macina da mulino. (Il pozzo e il pendolo, di Edgar Allan Poe)
Che ne dite? Vi verrebbe mai in mente di abbandonare la lettura dopo avere letto un incipit come questo? E’ improbabile. Ecco perché è così importante lavorare bene alle frasi iniziali di un racconto o di un romanzo breve. Attraverso un buon inizio, e ponendo delle valide premesse siamo in grado di spianare la strada a tutta la storia. Il pozzo e il pendolo di Poe ci offre fin dall’esordio la chiara esemplificazione retorica di cosa sia catturare l’attenzione del lettore: significa proporgli delle situazioni narrative intricate ma allo stesso tempo sospese così bene, che non ci non ci verrà facile abbandonarle. Come lettori infatti, senza rendercene conto, quando leggiamo ricerchiamo delle pause nella narrazione, momenti in cui c’è una caduta della suspense e della tensione narrativa. Se come scrittore lavoro a eliminare queste pause, di fatto pongono le premesse non per intrattenere il lettore ma per imprigionarlo all’interno di un vortice spesso incalzante di eventi.
Non c’è una differenza di valore tra intrattenere il lettore e catturarlo. Non c’è dubbio che oggi la fiction si basi su una efficace gestione della suspense che raramente prevede momenti di caduta della tensione, e di totale tranquillità. Fin dal principio, quando la storia incomincia, sappiamo che stiamo parlando di un mondo narrativo che andrà velocemente a sgretolarsi, e quindi poniamo le basi per una crescita della tensione che si realizzerà secondo momenti ben scanditi.
Nessuno più di Edgar Allan Poe ha lavorato alla costruzione di una pagina ricca di tensione, in cui il lettore viene rapito dalla situazione e non ne esce se non a racconto finito. Del resto, tutto ciò è speculare al tipo di situazioni che lo scrittore fa vivere ai suoi personaggi: anche loro sono catturati all’interno di fatti ed eventi generati apposta per suscitare una risposta emotivamente forte, da parte del lettore. Così è l’inizio de Il pozzo e il pendolo, in cui il protagonista si trova nel braccio secolare dell’inquisizione, in attesa dell’esecuzione.
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