Ogni scrittore, presto o tardi, ha che fare con le aspettative del lettore. Sappiamo che il desocupado lector, con le gambe sulla scrivania come un cowboy, o con la testa appoggiata sui pugni è molto esigente e non regala il proprio tempo. La sua fiducia va saputa conquistare: anche se è possibile che dopo aver acquistato il libro, non mollerà facilmente la presa sulla lettura a meno di ostacoli evidenti e insormontabili.
Il rapporto con il lettore e le sue aspettative iniziano dalla promessa che lo scrittore fa al lettore. In termini tecnici, questa promessa si chiama patto di fiction oppure patto finzionale. Ne parla ampiamente Umberto Eco in Sei passeggiate nei boschi della narrativa. Se riduciamo tutto a un problema di semiotica, ovvero di coordinamento e interpretazione dell’universo dei segni, le cose stanno all’incirca in questo modo: lo scrittore fa finta di fare un’ affermazione vera, e il lettore fa finta di credere che lo scrittore stia facendo un’ affermazione vera. Su questo gioco dei ruoli si basa tutta la fiction, sia essa narrativa, fumetto, film, serie tv, teatro, pittura. E’ altrettanto chiaro che stiamo rivolgendo lo sguardo solo alle narrazioni che ci parlano di fatti non reali, frutto dell’invenzione.
Quando scrivo un’opera letteraria, fin dalle prime righe faccio una promessa al mio lettore, gli propongo un genere letterario oppure una frase che orienterà il suo immaginario. Prendiamo per esempio Pinocchio, una favola per bambini. Fin dalle prime righe, Collodi è molto esplicito: C’era una volta…. Un re! diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. ( Le avventure di Pinocchio).
Cosa dovrà mai attendersi il lettore da un simile esordio? Di certo una favola, una favola per bambini, però diversa dalle solite favole, perché stavolta il protagonista è un pezzo di legno. Quest’ultima locuzione non è così semplice come si potrebbe pensare. Possiamo cercare di afferrarne il senso più esplicito: forse lo scrittore ci vuol dire che si tratta di una fiaba un po’ speciale dal punto di vista di ciò che ci può insegnare. O forse, sta cercando di accendere la curiosità anche negli adulti, dato che riferirsi a un pezzo di legno, nell’incipit, introduce un elemento surrealista. Di certo, come lettore, anche solo sulla base di questa premessa che è già una promessa, posso costruirmi delle aspettative. Il mio immaginario è già stato stuzzicato, l’autore ha già fatto fuori una marea di ipotesi narrative, e con grande precisione mi sta promettendo un mondo narrativo di un certo tipo.
Il lettore è spesso molto più docile di quanto si crede, crede molto e molto facilmente ai patti finzionali che gli vengono proposti. Tutto questo, però ad alcune condizioni ben precise: la bravura dello scrittore nel tener fede alla promessa iniziale, e nondimeno una chiara abilità nel creare un mondo narrativo coerente e credibile. Ovviamente, le aspettative del lettore non si fermano qui. Non appena la storia ha inizio egli inizia a cumpatire – partire con, insieme – al protagonista della vicenda, in questo caso in questo caso Pinocchio. Si crea anche delle sotto-aspettative, o se vogliamo delle aspettative più immediate: che ne sarà di Pinocchio dopo che ha fatto a meno dei consigli del grillo parlante? E di quando è solo nel bosco con gli assassini? Insomma, le aspettative del lettore sono moltissime, e molto varie; lo scrittore deve gestirle sapendo che non può e non deve deluderle.
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