Qual è il livello di dramma e di conflitto interiore che può sopportare il personaggio che in una vicenda narrativa ricopre il ruolo di antagonista?
La nemesi sembra la soluzione più adatta per gestire le vicende che riguardano l’antagonista, tanto nei film contemporanei quanto nel Romanzo classico: una sorta di giustizia di divina, personificazione nella mitologia greca e latina della giustizia distributiva, interviene a ristabilire l’ordine nell’Universo dopo una fase di turbamento. Questo processo ci dice tutto a livello di arco narrativo del personaggio, nel senso che sappiamo qual è di solito la fine che il lettore si attende per la figura dell’antagonista, ma non ci informa di quanto dobbiamo essere indiscreti nei confronti dei suoi pensieri, delle sue azioni, quanto lo possiamo raccontare, insomma.
Scelgo un classico come I Miserabili di Victor Hugo per approfondire la figura dell’antagonista: in questo caso parleremo dell’ispettore di polizia Javert, che insegue per tutta la vita Jean Valjean cercando di assicurarlo alla giustizia. Si tratta di una figura, quella di Javert, che in un certo senso riflette le qualità opposte del protagonista del Romanzo: così come Jean Valjean è pronto a mettere l’urgenza della vita e di una buona azione di fronte alla legge, egli è scrupoloso nel rispettare lo Stato, e quindi la legge. Una sorta di specularità simmetrica e di distanza totale, che costituisce anche la base su cui sviluppare, per Hugo, la riflessione filosofica sulla società. Chi è il buono in una società, colui che opera costantemente il bene, anche a scapito della legge, o colui che invece è un rigido e severo, ma anche imparziale tutore dell’ordine?
Com’è giusto che sia, ne I miserabili conosciamo più i pensieri di Jean Valjean che quelli di Javert. Non abbiamo bisogno di indagare l’animo dell’ispettore di polizia, ci interessano di più le sue azioni: in parte perché contribuiscono alla storia e la smuovono, in parte perché sono la dimostrazione di un sistema di valori differente che ha l’obiettivo di mettersi in contrasto con quelli dell’eroe principale per dimostrare tutt’altra verità.
Ne I miserabili, Hugo ci parla del rapporto tra eroe e antieroe più di quanto non ci parli dell’antagonista in senso proprio. L’antagonista è colui che insegue e per certi versi tortura il protagonista allo scopo di raggiungerlo, cerca di farlo non solo con azioni dirette (il tentativo di assicurarlo alla giustizia, più volte) ma anche indirette, esponendo, talvolta, la propria debolezza: come sulle barricate di Parigi, quando Jean Valjean si unisce ai rivoluzionari e tra i loro i loro prigionieri trova Javert, al quale si troverà a salvare la vita.
Hugo consente a Javert un confronto con la propria coscienza, esaltando il pathos della vicenda e il dramma, quando quest’ultimo dopo essere sopravvissuto per mano di un malfattore – come egli considera Jean Valjean – deve tornare nei panni di pubblico ufficiale e dovrà interrogarsi e trovare di nuovo un ordine nelle cose, che sembra avere definitivamente perso. All’antieroe è consentita un’uscita di scena che non salva niente delle sue idee, anzi ci fa capire come essere non possano che improvvisamente franare.
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