Il secondo divertimento di Queneau, in Esercizi di stile – libro che è una giocosa sperimentazione sugli stili e sulle figure retoriche – s’intitola En partie double (Partita doppia). E’ semplice capire il senso di questa seconda prova, ma è preferibile premettere il testo alle riflessioni.
Nel mezzo della giornata e a mezzodì, mi trovavo e salii sulla piattaforma e balconata posteriore di un autobus e di un tram a cavalli autopropulso affollato e pressoché brulicante di umani viventi della linea S che va dalla Contrescarpe a Champerret. Vidi e rimarcai un giovinotto non anziano, assai ridicolo e non poco grottesco, dal collo magro e dalla gola scarnita, cordicella e laccetto intorno al feltro e cappello. Dopo uno spingi-spingi e un schiaccia-schiaccia, quello affermò e asserì con voce e tono lacrimoso e piagnucoloso che il suo vicino e sodale di viaggio s’intenzionava e s’ingegnava volontariamente a bella posta di spingerlo e importunarlo ogni qual volta si scendesse uscendo e si salisse entrando. Questo detto e dopo aver aperto bocca, ecco che si precipita ed affanna verso uno scranno e sedile vergine e disoccupato.
Due ore dopo e centoventi minuti più tardi, lo reincontro e lo ritrovo alla Cour de Rome a cospetto della Gare Saint-Lazare, mentre è e si trova con un amico e contubernale che gli insinua di, e lo incita a, far applicare e assicura un bottone e bocciolo d’osso al suo mantello e ferraiuolo.
Se abbiamo chiaro il testo iniziale, che nella raccolta manca per volontà dell’Autore e che Eco condivide nella premessa, possiamo partire. Facendo onore al titolo dell’esercizio, in questo caso Queneau se la prende con la ridondanza. La prende in giro, in maniera iperbolica e con un effetto di climax mano a mano che va avanti nel discorso. Niente di meglio, per mostrare che essa – la ridondanza – può appesantire uno scritto, rendendolo difficile da leggere. La partita doppia a cui si riferisce il titolo consiste nel sistema di rilevazioni contabili dove uno stesso fatto viene registrato due volte. La ridondanza è giustificata per i ragionieri ma Queneau la prende a esempio del dire troppo, ripetere.
L’esercizio inizia con un “Nel mezzo della giornata e a mezzodì” che evidenzia subito il doppio dire, a scapito dell’agilità della comunicazione. Del tram si afferma “un tram a cavalli autopropulso affollato e pressoché brulicante di umani viventi della linea S che va dalla Contrescarpe a Champerret” e qui Queneau gioca con la particolare attitudine del linguaggio ( economico, forse) di fare a volte affermazioni scontate, ripetitive.
Segue la descrizione del giovane personaggio del testo che diventa: “Vidi e rimarcai un giovinotto non anziano, assai ridicolo e non poco grottesco, dal collo magro e dalla gola scarnita, cordicella e laccetto intorno al feltro e cappello.” Il giovane non anziano conferma il gusto per la ridondanza, così come assai ridicolo e non poco grottesco ci dicono attraverso un accrescitivo e una litote quel che Notazioni dell’esercizio n°1 appena accennava: il personaggio è un po’ stravagante. Il collo troppo lungo diventa dal collo magro e dalla gola scarnita sempre in omaggio alla ridondanza in partita doppia.
Abbiamo poi l’alterco con il vicino di posto che viene accusato di spingerlo: Dopo uno spingi-spingi e un schiaccia-schiaccia, quello affermò e asserì con voce e tono lacrimoso e piagnucoloso che il suo vicino e sodale di viaggio s’intenzionava e s’ingegnava volontariamente a bella posta di spingerlo e importunarlo ogni qual volta si scendesse uscendo e si salisse entrando. Qui Queneau preme sull’acceleratore, e troviamo che la deformazione imposta al senso è così forte da cancellare, quasi, la scena che vorrebbe descrivere.
Il finale è gustoso: Due ore dopo e centoventi minuti più tardi, lo reincontro e lo ritrovo alla Cour de Rome a cospetto della Gare Saint-Lazare, mentre è e si trova con un amico e contubernale che gli insinua di, e lo incita a, far applicare e assicura un bottone e bocciolo d’osso al suo mantello e ferraiuolo. E’ un misto di precisione e pedanteria, unita a una sovrabbondanza di espressioni che dicendo troppo non dicono più nulla, mentre la scena consisterebbe nel fatto che l’amico fa notare al protagonista che gli manca un bottone alle giacca.
Anche quest’esercizio sembra aiutarci a capire cos’è l’infodumping. Seguire uno stile che penalizza il lettore, che non lo aiuta a cogliere le scene di una storia, attraverso troppe informazioni, oppure, attraverso inutili appesantimenti linguistici: doppia aggettivazione di verbo e soggetto, doppi verbi, una finta ricchezza dietro cui si cela l’incapacità di lavorare sulla limatura del linguaggio e sull’Editing.
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