Un personaggio letterario è anche lo sfondo sociale nel quale è immerso, quel che con un termine tecnico definiamo ambientazione – storica e sociale – nella quale lo Scrittore decide di coglierlo e raccontarlo. Spesso nella creazione dei personaggi, pensiamo di disegnare dei tipi umani, il che va sicuramente bene, e solo dopo affrontiamo la riflessione di quale sia l’ambiente migliore nel quale essi devono essere inseriti, per poi esplicare le proprie avventure.
Questo non accade con molti romanzieri dell’Ottocento, come per esempio Balzac. In Balzac i personaggi sono tutt’uno con le loro ambientazioni; è impossibile pensare di prenderli e trasportarli altrove, né si può pensare agli ambienti descritti senza avere in mente esattamente certi personaggi. Ciò ci permette di risolvere diversi problemi; infatti ci si trova a parlare di rotondità e tridimensionalità di un personaggio, non soltanto in relazione al tratteggio più o meno curato, ma alla forza stessa dell’ambientazione dalla quale emerge.
L’Ottocento europeo – con Hugo, Dickens, Balzac – si connota anche per voler raccontare l’epos della quotidianità. Gli eroi dei romanzi ottocenteschi non si chiamano Achille o Ulisse, come nei poemi omerici, ma sono persone comuni immerse nello scenario della vita sociale di tutti i giorni, più o meno problematica. Se Dickens osserva le periferie, e la vita degli orfanelli, e dei diseredati per trarne spunto di racconto, d’altro canto, s’impegna a realizzare i sogni migliori che le persone del suo tempo, e il suo pubblico, potevano fare ben sapendo di essere nati poveri. Nelle storie di Dickens, David Copperfield è il personaggio che realizza al meglio questa parabola; il suo è un viaggio dell’eroe che è insieme un viaggio sociale e morale all’interno della propria epoca, dove a essere celebrate sono le aspirazioni del popolo e della vita di tutti giorni: migliorare la propria posizione economica, contrarre un buon matrimonio, compiere una repentina ascesa sociale, affermare i propri valori.
L’epos della quotidianità lo troviamo anche in Balzac, ma in questo caso ci vengono raccontate delle storie diverse. Balzac è anch’egli un cantore della quotidiana e della provincia – così come lo è della città – e racconta la storia di personaggi assolutamente normali. A lui interessano movimenti diversi: non solo l’ascesa dei propri personaggi, ma anche la caduta, e per certi versi a essere riferiti sono alcuni caratteri immutabili della quotidianità, mentre i personaggi, non di rado, sono solo dei perdenti. La grande epica balzachiana è tale perché sembra di volerci portare di paese in paese e farci conoscere tutte le storie che si sono consumate in quel territorio e i loro intrecci: tra famiglie, gruppi sociali, esseri umani, senza che il discorso riguardi solo l’individuo, e perciò si tratta di un’osservazione più profondamente sociale.
In fondo, stiamo parlando di modelli, e ognuno potrà prendere quello che gli occorre, da questi grandi maestri, e realizzare ciò che preferisce. Potrà decidere di raccontare l’epos della quotidianità guardando soltanto all’individuo e alle lotte che lo vedono impegnato per sopravvivere; o potrà volgere lo sguardo attorno cercando di cogliere caratteri ambientali invariabili dentro il mutevole, che perpetuano una storia che è singolare esattamente quanto è collettiva.
Hai quasi finito il tuo libro e cerchi un parere o un aiuto la Pubblicazione del tuo manoscritto? Contattaci Subito