Tempo fa abbiamo scritto, riguardo a come si crea un soggetto, di un giallo molto famoso, I dieci piccoli Indiani di Agatha Christie. Dieci piccoli indiani (originale: Ten Little Niggers) è un romanzo giallo (mistery novel) scritto da Agatha Christie, da lei descritto come il più arduo dei suoi libri da scrivere. Uscì dapprima a puntate sul giornale inglese Daily Express, da martedì 6 giugno 1939 a sabato 1º luglio 1939 in 23 parti, senza divisioni in capitoli.
Agatha Christie, (1890-1976) come molti sapranno, è stata una scrittrice e drammaturga britannica. Tra le sue opere si annoverano, oltre ai romanzi e racconti gialli che l’hanno resa celebre, numerosi racconti e opere teatrali e anche alcuni romanzi rosa scritti con lo pseudonimo di Mary Westmacott. Ancora oggi i suoi romanzi sono pubblicati con successo in tutto il mondo ed è la scrittrice inglese più tradotta, seconda solo a Shakespeare.
Il soggetto, vale a dire il riassunto, in estrema sintesi, della storia di questo giallo è il seguente: Dieci persone di varia estrazione sono invitate in una villa su un’isola remota da un ospite sconosciuto e vi rimangono bloccate a causa di una tempesta. Qui, vengono assassinate una dopo l’altra. Prima che sia troppo tardi, cercano di collaborare per scoprire chi sia l’assassino.
Ora, veniamo all’intreccio della vicenda. Come noto, l’intreccio (plot, per gli inglesi) è il resoconto di una storia, così come Lo Scrittore ha deciso di raccontarcela. Ciò differenza, in maniera inequivocabile, l’intreccio dalla fabula. La fabula è una storia raccontata seguendo rigorosamente l’ordine cronologico dei fatti. L’intreccio, rispetto alla fabula, contiene quindi delle omissioni e dei salti temporali, i flashback e flashforward, che variano il tempo della narrazione e la rendono più interessante e in grado di coinvolgere il lettore. La non aderenza dell’intreccio alla fabula è il presupposto di tutte le narrazioni complesse, mentre la narrativa popolare, per esempio le fiabe, sono basate su un racconto che è essenzialmente fabula (ma non sempre).
Nel caso del Romanzo giallo, occorre tenere presenti i “motivi” che lo dominano. Il primo è l’enigma o il mistero iniziale, che potremo esplicitare in questo modo: Dieci persone vengono invitate su un’isola sconosciuta da parte di un individuo che nessuno di loro conosce. Vi renderete subito conto che si tratta di una condizione che ci mette in una condizione di angoscia e paura, ma proprio questa è una delle caratteristiche del giallo. Voi come si sentireste ad accettare un simile invito?
Il secondo motivo, fortemente specifico del genere, è l’indagine. Si tratta del cuore narrativo del giallo: essa è portata avanti o da un funzionario delle forze dell’ordine, per esempio un agente di polizia, oppure da un detective, più o meno ufficiale. Nella vicenda de I dieci piccoli indiani, essa almeno inizialmente, viene condotta in maniera inesperta da un gruppo di persone.
Ecco, quindi, che cominciamo a comprendere come debba essere costruito l’intreccio, in un romanzo giallo. Si differenzierà dalla fabula, allo scopo di valorizzare i “motivi” di genere, e quelli eventualmente scelti dallo scrittore. Dobbiamo essere bravi a lavorare, fin da subito, su un soggetto adatto, e poi riuscire a svilupparlo attraverso una serie di eventi che inchiodino il lettore al libro, proprio come sapeva fare la scrittrice inglese.
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Vorrei aggiungere che per me è fondamentale che un giallo rispetti il decalogo di Knox. Ho visto un film in cui si scopriva che l’ideatore di tutto un piano omicida era il detective, ed è stato terribile.
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Eccellente considerazione Henye, ne terrò conto per uno dei prossimi articoli, grazie per il prezioso commento.
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