A proposito del concetto di complessità, i latini – fini oratori e poeti – amavano parlare di difficilis facilitas. Se ci chiediamo quanto debba essere complesso un testo letterario, abbiamo in breve la risposta; a patto di metterci d’accordo su cosa intendere per complessità. Un testo può (e dovrebbe) essere semplice per il lettore, ma se è limato, mostra abilità retoriche e strutturali, sarà anche complesso, senza darlo troppo a vedere.
Esistono quindi due modi di scrivere: una semplicità che è povertà d’ingegno, dove la banalità è dietro l’angolo; e una che invece rivela difficilis facilitas, cioè la facilità del testo raggiunta a fatica, attraverso il lavoro di modifica e di riflessione.
In questo secondo modo di scrivere si colloca l’Editing letterario. È molto più efficace scrivere una frase breve – o utilizzare spesso il punto, per dare un ritmo alla propria scrittura – piuttosto che esibirsi in periodi lunghi, e più complessi da comprendere e quindi da leggere. Questo vale anche per le parole, che, come abbiamo detto, sono dotate di forza evocativa e comunicativa. Una parola va scelta perché arriva senza problemi di sorta al lettore. Questo non significa che un Editor sia sempre e pregiudizialmente contro la letterarietà di un testo. Condividerà, al limite, le sue riflessioni su questo argomento con lo Scrittore, sperando che ne accolga la maggioranza.
Un testo letterario, e in particolare la pagina di un Romanzo o di un racconto, possono essere semplici a livello formale, ma sarebbe interessante che rivelino capacità drammaturgiche. Questo, poi, è ciò che viene analizzato in qualunque opera, quando essa giunge arriva sulla scrivania di un editore (oggi è più probabile che vi giunga come allegato di posta elettronica). Se un testo è ben lavorato, la sua difficilis facilitas rivelerà naturalezza dell’espressione, espressività nel cogliere la realtà, e al tempo stesso arguzia e meccanismi letterari.
Penso, per esempio, al romanzo breve di Balzac Il colonello Chabert. La scrittura di Balzac è sempre tesa, c’è un interesse a seguire gli accadimenti che spesso diventano incalzanti; le grandi quieti o le grandi descrizioni precedono di solito sorprese, interrogativi e tempestosi colpi di scena. In questo caso, l’ordinario arrivo di un individuo mal vestito e insicuro, getta nel divertimento quattro assistenti di uno studio legale di cui ci vengono descritti la quotidianità, le abitudini gergali, gli scherzi e i motteggi. Quando iniziano a prendere in giro l’anziano signore, con battute di vario tipo, gli chiedono per deriderlo se egli non sia per caso il famoso colonello Chabert, ucciso durante la Rivoluzione. E lui risponde, in persona. Di lì in poi la storia comincia.
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