Tra le motivazioni che nel 1954 portarono all’assegnazione del premio Nobel della letteratura a Ernest Hemingway, ci fu la grande influenza esercitata dallo scrittore sul modo di scrivere nel XX secolo, che spinse il New York Times ad affermare che «Hemingway è il letterato più famoso di tutti i tempi dopo Shakespeare».
In Italia, scrittori importanti come Italo Calvino hanno riconosciuto l’importanza di Hemingway per il proprio stile; in America Raymond Carver è uno scrittore ritenuto molto hemingwayano dalla critica letteraria. Non è facile fare il conto di tutti gli autori più o meno influenzati da Hemingway, sia delle nuove generazioni che nel corso del Novecento.
Eppure Hemingway non riconobbe a se stesso questa capacità di influenza, ascrivendo alcune delle proprie metodologie di scrittura alle suggestioni di autori come James Joyce, o John Dos Passos, con i quali negli anni ’20 – insieme a Francis Scott Fitzgerald – trascorse a Parigi uno dei periodi migliori della sua vita, e che furono suoi amici.
Vediamo tre aspetti con i quali Hemingway ha cambiato il modo di approcciarsi alla scrittura fra i suoi contemporanei:
- Scrivi di ciò che conosci. Questo punto, certo non secondario, lo conosciamo soprattutto attraverso le parole di Fernanda Pivano, che degli scritti di Hemingway è stata la curatrice e traduttrice in italiano per diverse opere. Si tratta di un manifesto di poetica su cui sembra basarsi tutta la vita di Hemingway, ed è evidente quanta continuità c’è tra lo scrittore e l’uomo. Certo è che Hemingway ebbe e scelse di vivere esperienze importanti: dalla Prima guerra mondiale raccontata in Addio alle armi, alla guerra civile spagnola, che fa da sfondo a Per chi suona la campana, le sue vicende biografiche hanno ispirato molta della sua produzione narrativa.
- La teoria dell’iceberg. Altro elemento importante, forse decisivo nella scrittura di Hemingway è la cosiddetta teoria dell’iceberg. Questo modo di scrivere per i suoi tempi è rivoluzionario, e porta alla estreme conseguenze una scelta sul narratore già molto diversa rispetto al passato. Nei racconti e nei romanzi di Hemingway la narrazione sembra fatta di puri fatti, senza che emerga mai un punto di vista da parte di chi racconta. C’è invece tanto spazio per l’espressione dei pensieri e le sensazioni dei personaggi, che assumono un ruolo preminente. In sostanza la realtà ci viene trasmessa attraverso un solo punto di vista – quello del narratore – che spesso non ha neppure tutte le informazioni riguardo alla propria storia. Ed è proprio ciò che viene riassunto di solito nella teoria dell’iceberg: a emergere è solo una parte della narrazione, il resto è nascosto.
- Lo show don’t tell. L’approccio narrativo di Hemingway fa accadere un’emozione, non la descrive. Con questo scrittore usciamo dal rassicurante approccio descrittivo dei romanzi dell’Ottocento, che spesso ci ancorano con precisione a una situazione storica, e a scene narrative particolareggiate e commentate dall’autore. Nello show don’t tell lo scrittore non è più «giudicante» ma è qualcuno di estremamente umano che cerca di intuire i pensieri dei propri personaggi senza pretendere di conoscerli fino in fondo. Lo stesso Hemingway affermava che per uno scrittore, capire è più importante che giudicare.
Da tutto ciò si comprende perché Hemingway ispiri ancora tanti Scrittori e il suo approccio letterario e narrativo appaia a oggi ancora modernissimo.
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