È il 1615 quando Miguel de Cervantes pubblica il secondo libro del Don Quijote dela mancha (Don Chisciotte della mancha). La prima parte dell’ingegnoso hidalgo fu pubblicata nel 1605 ed ebbe così tanta fortuna che un certo Alonso Fernández de Avellaneda, pseudonimo di un autore fino ad oggi sconosciuto, ne pubblicò la continuazione apocrifa nel 1614. Proprio per questo Cervantes decise di intervenire e scrivere un’autentica e conclusiva seconda parte.
Il tema eterno dell’eroe. Sono tantissimi i temi che si accompagnano all’ingegnoso hidalgo, e al suo scudiero, tra i personaggi più importanti della letteratura mondiale. Il primo e il più evidente argomento posto dal Don Chisciotte è relativo alla figura dell’eroe cavalleresco. Per dirla con le parole di Italo Calvino: Cervantes tratta il suo protagonista con “tragica profondità, dissolvendo la storia della cavalleria”. Sulla scorta e dietro l’esempio dell’Orlando Furioso dell’Ariosto, egli crea una figura letteraria straordinaria che si pone come sintesi di tutta la storia del genere cavalleresco. Questo significato assume tanta verità quanto è indiscutibile che il Seicento chiuda l’epoca della cavalleria.
La nascita del romanzo moderno. Con il Don Chisciotte nasce il romanzo moderno, che si affermerà il secolo dopo con il Robinson Crusoe di Daniel Defoe (esce nel 1719) e con Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne (esce nel 1759). In Cervantes vediamo ben mescolati tanti stili, e l’opera sorprende per la sua modernità: accanto al tema tradizionale dell’eroe, rappresentato in chiave comica si trova il romanzo picaresco e d’avventura, che racconta delle vicende dell’ingegnoso hidalgo e del suo scudiero.
Un libro che parla di libri. Fin dal pretesto narrativo, in cui Cervantes dichiara di aver ritrovato e fatto tradurre il manoscritto dello storico arabo Cide Hamete Benengeli, nel quale sono raccontate le vicende di don Chisciotte, il romanzo si pone come libro che parla di libri. Vale così per Don Chisciotte, uomo di mezza età che ha perso il senno per aver letto troppi libri. Quest’ultimo dato romanzesco può essere letto in vari modi, più o meno aderenti ai fatti: nel romanzo Don Chisciotte è un cavaliere che prende troppo sul serio ciò che ha letto nei romanzi di cavalleria fino a perdere l’uso della ragione (primo livello); la figura dell’eroe è consumata e logora perché rappresentata in troppi romanzi di cavalleria, e Don Chisciotte rappresenta in pieno tale archetipo (secondo livello); lo scrittore ha letto tanti libri di genere cavalleresco e il romanzo che non è che l’eco di tutta questa storia (terzo livello). A rendere valida l’interpretazione metaletteraria sono i numerosi giochi letterari presenti nel testo, tra i quali: nel romanzo i personaggi conoscono e sanno dell’esistenza del libro, e la fama di Don Chisciotte è aumentata dalla prima alla seconda parte; è presente perfino un riferimento alla versione apocrifa dello stesso; sono moltissimi i riferimenti letterari e le citazioni all’interno di tutto il romance.
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