Daniel Defoe e il potere invisibile del pensiero

La mente, per Daniel Defoe, non è statica, ma un’entità fluida che si muove, comunica e si manifesta a distanza. Questo articolo esplora il concetto di mente come sostanza eterea, la comunicazione spirituale e il rapporto tra immaginazione e realtà nelle sue opere principali.

Indice

  1. Introduzione
  2. La mente come sostanza eterea
  3. Comunicazione spirituale e azione a distanza
  4. Immaginazione, realtà e il ruolo della lettura
  5. Conclusioni

1. Introduzione

Daniel Defoe non è solo un pioniere del romanzo moderno, ma uno scrittore profondamente affascinato dal rapporto tra mente, anima e comunicazione spirituale. Nei suoi scritti, la mente umana non è un’entità statica: è un flusso, un’essenza in movimento, capace di oltrepassare i confini fisici e metafisici.

Si muove, sfugge, si insinua negli interstizi della realtà – eppure lascia tracce, segni indelebili che plasmano la percezione del mondo. The Consolidator (1705), The Storm (1704) e A Journal of the Plague Year (1722) non sono semplicemente opere di finzione; sono esperimenti di esplorazione mentale, finestre aperte su un universo in cui la coscienza si espande e si intreccia con le forze invisibili della natura. Ma cosa rende così peculiare il suo approccio? La mente come sostanza eterea, la comunicazione spirituale e l’interazione tra immaginazione e realtà sono i tre pilastri su cui si fonda questa indagine.

2. La mente come sostanza eterea

Nelle opere di Defoe, la mente e l’anima non sono semplici costrutti intellettuali; sono forze fluide, impalpabili, simili a vapori o correnti d’aria che si muovono e plasmano la realtà. La mente è movimento, oscillazione, mutamento. Un respiro che si disperde e si ricompone. Questa visione si riallaccia alle teorie filosofiche del XVII e XVIII secolo, un periodo in cui il dibattito tra materialismo e dualismo era particolarmente acceso.

Si credeva – e Defoe non era immune a tali suggestioni – che l’anima fosse una sostanza intermedia tra il corporeo e l’incorporeo, capace di navigare tra i due mondi. Cartesio, con la sua celebre teoria della ghiandola pineale, tentò di dare una spiegazione al ponte tra mente e corpo. Ma parallelamente cresceva una concezione pneumatologica: la mente come un soffio vitale, una corrente di energia che attraversa l’universo e collega le esistenze.

Al tempo di Defoe, le credenze popolari e le speculazioni scientifiche si mescolavano: si riteneva che la mente potesse influenzare la materia attraverso l’azione a distanza; che il magnetismo, l’elettricità, le correnti invisibili del mondo naturale avessero un legame profondo con la volontà e il pensiero umano.

Defoe era affascinato da queste idee, e le sue opere ne sono la testimonianza. In The Consolidator, il protagonista scopre il “Cogitator”, una macchina che permette di regolare il pensiero e orchestrare le facoltà mentali – una suggestiva rappresentazione della mente come un meccanismo, sì, ma un meccanismo fluido, cangiante. In The Storm, il vento non è solo vento: è la volontà divina, è la paura umana, è il pensiero che si disperde nel cosmo, scuotendo le fondamenta della ragione.

Come osserva Landreth (2016), la visione della mente di Defoe si inserisce in un dibattito più ampio sulla sua natura semi-materiale. Durante il XVIII secolo, la mente veniva descritta come una sostanza intermedia, un’entità capace di muoversi tra il visibile e l’invisibile, capace di esistere nello spazio e nel tempo senza vincoli apparenti (Landreth, 2016).

3. Comunicazione spirituale e azione a distanza

La possibilità che le menti possano influenzarsi reciprocamente senza un contatto diretto è uno dei concetti più affascinanti nell’opera di Defoe. Se il pensiero è movimento, se è corrente, allora può viaggiare. Può attraversare stanze, confini, continenti.

In The Consolidator, i viaggiatori lunari scoprono un dispositivo capace di ricevere rivelazioni in modo “meccanico”; un’idea che mescola scienza e misticismo, suggerendo che il pensiero possa viaggiare su canali invisibili. Un’eco delle teorie che all’epoca attribuivano alla mente la capacità di trasmettere influenze a distanza, proprio come le onde sonore o le scariche elettriche.

Ma non è tutto. In A History and Reality of Apparitions (1727), Defoe affronta il tema della comunicazione con gli spiriti. Le apparizioni non sono necessariamente entità esterne; potrebbero essere manifestazioni della mente stessa, proiezioni di pensieri e sensazioni interiori.

E poi c’è la peste. A Journal of the Plague Year offre un’altra chiave di lettura: l’isteria collettiva, la paura che si diffonde come un contagio – senza bisogno di parole, senza bisogno di contatto fisico. Le menti si intrecciano, si contaminano, si riflettono l’una nell’altra come specchi deformanti.

4. Immaginazione, realtà e il ruolo della lettura

Se la mente è capace di proiettare visioni, se è capace di comunicare a distanza, qual è il suo limite? Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione?

In The Consolidator, Defoe dipinge una civiltà lunare dove l’immaginazione diventa tangibile, un regno dove il pensiero può modellare la materia. Ma c’è un avvertimento implicito: il pensiero può anche ingannare. Può costruire castelli d’aria. Può deformare la verità. Un episodio emblematico si trova in Apparitions: un uomo, divorato dal senso di colpa, vede la sua vittima tra i testimoni di un processo. È un’apparizione? O è la sua mente a creare l’illusione? Defoe non dà risposte, lascia che il lettore si perda nel labirinto della percezione.

E poi c’è la lettura. Per Defoe, leggere è un atto di connessione spirituale. Quando un lettore si immerge in un testo, il suo pensiero si fonde con quello dell’autore. Non è forse una forma di comunicazione a distanza? Non è forse una forma di azione invisibile?

5. Conclusioni

La visione della mente di Daniel Defoe è straordinariamente moderna. Essa non è una struttura rigida, ma un’entità in perenne movimento, capace di influenzare e di essere influenzata, di comunicare oltre i confini fisici e di plasmare la realtà. Attraverso tempeste, visioni, epidemie e viaggi lunari, Defoe ci invita a riflettere: siamo davvero confinati nel nostro corpo, o la nostra mente viaggia costantemente attraverso il tempo e lo spazio, creando legami invisibili con tutto ciò che ci circonda?

(articolo parzialmente ispirato a Landreth, S. (2016) ‘Defoe on Spiritual Communication, Action at a Distance, and the Mind in Motion’. Eighteenth-Century Fiction, vol. 28, no. 3, pp. 403-426)

2 Thoughts

    1. Grazie a te, Claudia!

      Daniel Defoe è uno degli scrittori più significativi del XVIII secolo, noto soprattutto per Robinson Crusoe, ma autore di molte altre opere che spaziano tra narrativa, giornalismo e saggistica politica.

      Le riflessioni sviluppate nell’articolo si inseriscono in un filone di ricerca accademica sull’autore, e mettono in luce aspetti che, pur rimanendo marginali rispetto alla sua produzione principale, emergono con una certa costanza nelle sue opere minori. Tra queste, una delle più interessanti è il seguito poco noto di Robinson Crusoe, Le avventure di Robinson, dove si trovano ulteriori riferimenti ai temi trattati nell’articolo.

      Grazie ancora per il tuo commento e per il tuo interesse! 😊

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