L’arte di intrattenere il lettore

L’arte di intrattenere il lettore, attraverso le narrazioni, è vecchia quanto la storia della letteratura. Forse, occorre dire, ogni tanto la letteratura deroga a questa sua funzione, ma il divertissiment rappresenta una delle ragioni stesse del raccontare. Ce n’è forse un’altra più fondamentale: quella di raccontare perché non vadano per perdute certe memorie, o per esorcizzare la paura della morte. Ma non escludono la prima, semmai la contengono.  

Se si parla di Rabelais, cioè di Gargantua e Pantagruel, oppure delle Mille e una notte, risistemizzate da Khawan, o del Don Chisciotte di Cervantes, vediamo che l’intrattenimento non è sinonimo di arte bassa, al contrario; esso coniuga una capacità letteraria altissima con la facoltà di provare un amore adulto e sincero per il benessere del lettore.

Di cosa è fatto l’intrattenimento del lettore? Certamente di un diverso sentimento a seconda delle epoche nelle quali si racconta. Il gusto del meraviglioso e del fantastico dominano l’epopea preromanzesca dei tre  libri citati, dove il romanzo come genere non è ancora sorto, e sono le cronache buffe di una cavaliere folle, oppure di un gigante e suo figlio, o di mille sovrani presi in giro dalle proprie concubine a creare intrecci vivificanti e assurdi, dai quali noi lettori traiamo rinfrescanti sensazioni di leggerezza.

Con Defoe, cioè agli albori del romanzo – e i romanzi di Robinson Crusoe, Moll Flanders, Jack il colonello – il file rouge riguardante le vicende di un protagonista, il suo percorso di vittorie e sconfitte, diventa centrale nel discorso riguardante l’intrattenimento. Siamo di fronte all’eroe picaresco, che  varia il registro coltissimo degli autori come  Rabelais o Cervantes: ora (siamo agli inizi del 1700) il protagonista è di origini umili, spesso un orfano, e il romanzo consiste e viene presentato come la sua autobiografia. Nell’Ottocento le connotazioni dell’intrattenimento cambiano ancora, e ogni grande autore – fra i primi Balzac, e Dickens – prende dalla tradizione per innovare. Balzac si presta al gioco del vero realismo e introduce un divertimento basato sulla materialità, sui colpi di scena, sull’intrigo, in cui un personaggio debole viene talvolta offuscato da qualche situazione si trova invischiato: diventa un modo, tutto ciò, per esplorare la società a volte nei suoi lati più torbidi. In Charles Dickens, l’eroe picaresco si trasforma in un individuo positivo  – intriso dei valori del positivismo – e compie il suo percorso di ascesa sociale compiendo tutta la parabola della sua vita.  

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