I personaggi non dovrebbero mai essere delle figurine. A tal proposito c’è un ottimo aforisma di Hemingway: create persone, non personaggi. I personaggi sono solo caricature. Basta questa semplice considerazione, per comprendere cosa dovrebbe essere un personaggio e come dovrebbe evolvere. Dovrebbe vivere esattamente come una persona reale, avere gli stessi alti e bassi e gli stessi drammi, essere gettato in pasto agli eventi, o esserne sottratto per qualche oscuro motivo, ma occorre pur sempre fuggire dal cliché, dal già detto, dalla pista letteraria troppo facile.
La prima cosa che un autore dovrebbe avere chiara, è il tempo del discorso relativo al suo personaggio: in che età lo racconterà? Infanzia, adolescenza, maturità, o tutta la vita? Non c’è alcun obbligo, a tal proposito. Esistono soltanto scelte. Per intenderci, è bene chiarire la fetta di tempo nella quale quella data persona entrerà nella penna dello scrittore: poco o tanto, una settimana, un mese, o molto di più? I grandi narratori del passato, fra tutti il maestro Dickens, sceglievano archi di tempo importanti – per esempio dall’infanzia alla maturità, mi viene in mente il caso di Pip in Grandi Speranze – oggi si può essere molto più parchi: anche una sola estate potrebbe essere sufficiente.
Altro aspetto riguarda il focus sul particolare tipo di conflitto o sfida che assegniamo ai nostri personaggi, e in particolare modo al protagonista. Molti scrittori sanno per istinto in che tipo di “tempesta” vogliono catapultare il proprio alter ego narrativo, oppure i due che costituiscono, per esempio, il nucleo di una relazione. Un momento di distacco, una difficoltà improvvisa, un allontanamento o un’incomprensione, ci sono tanti elementi che in una situazione di coppia possono innescare una circostanza interessante dal punto di vista narrativo. Vale lo stesso per il personaggio preso da solo: a seconda della fase in cui si trova a vivere, potremo descriverne le peculiarità, sia essa il momento del diploma e della scelta dell’università, con inizio di una nuova vita, che per esempio un’altra condizione (difficoltà in genere nelle amicizie, se l’età è adolescenziale).
L’ultimo elemento da stabilire, prima di fare delle proprie scelte riguarda il contesto relazionale. Se vi imbatterete in Tenera è la notte di Fitzgerald Vi renderete conto di cosa sia un contesto narrativo e letterario, e di quale trama di relazioni porti con sé. Intendo dire che una volta stabiliti alcuni punti chiave riguardo a un personaggio bisognerebbe sempre capire che contesto di persone ha intorno, e quali relazioni sono fondamentali per descrivere il suo “conflitto”. Non sono possibili situazioni sganciate dagli altri, nel romanzesco che per genere ha a che vedere con la psicologia, semplicemente non è possibile.
Non ti ho detto che tipo di conflitto dare al tuo personaggio preferito, questo è affar tuo. Solo di che tipo di elementi dovresti dotare la sua evoluzione, dal punto di vista della tecnica narrativa. Riassumendo, questi sono: tempo del discorso, tipo di conflitto, contesto relazionale.
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