I greci avevano 4 parole per indicare il tempo. Con χρόνος (chronos), si riferivano al tempo cronologico e sequenziale – potremmo dire, il passato; con καιρός (kairos), al tempo di mezzo, il tempo degli uomini, ovvero quello piccolo e che viviamo noi; con αἰών (Aion) al tempo eterno, quello anche dell’attesa; con ἐνιαυτός (Eniautos) al tempo di un anno, misurato.
Perché a uno scrittore può essere utile conoscere questi tempi? Dopotutto, questa discussione rischia qualche fraintendimento. I tempi dello scrittore sono anche tempi verbali, spesso è importante decidere quale tempo sia meglio utilizzare in una narrazione; oppure ci sono i tempi di scrittura, che ci spiegano quando si può scrivere qualcosa. In realtà, una riflessione più ampia sui tempi dello scrittore è molto interessante, perché, senza saperlo, egli utilizza inevitabilmente tutti i tempi sopramenzionati.
Il tempo ciclico o del passato (chronos) è un tempo fondamentale all’interno di un racconto. Uno scrittore lo utilizza in due modi. Da un lato una storia è un susseguirsi ordinato di eventi – l’ordine cronologico, appunto – dall’altro, siamo chiamati a investigare questo passato, con ripetuti flashback che evidenzino le relazioni che esistono il presente e il passato della narrazione. Un tempo ciclico è un tempo suddiviso: in giorno e notte, ore, anni, una ciclicità di azioni che dobbiamo essere in grado di esprimere per dare concretezza al tempo vissuto dai nostri personaggi.
Il tempo di mezzo, (kairos), è il tempo nel quale gli uomini dispiegano i loro fini e le loro azioni. In un romanzo, questo tempo sarà per eccellenza il tempo dell’azione, più o meno fruttuosa, da parte dei protagonisti di una vicenda narrativa. E’ il tempo nel quale un eroe compie il suo viaggio e la sua missione, allo stesso modo in questo tempo vediamo muoversi chi è antagonista rispetto al suo progetto. Questo è un tempo fallibile, i personaggi sono in balia di forze che possono aiutarli o meno a raggiungere i propri scopi, e potrebbero chiarire meglio nei confronti del lettore qual è il vero ruolo che essi hanno interpretato.
C’è poi il tempo eterno (Aion) di particolare significato per le religioni, e che è detto anche tempo escatologico o tempo dell’attesa. I Maya pensavano alla fine del loro tempo, un cristiano pensa all’eternità, e così via. Questo tempo di larga scala è un tempo che può restare fuori dalla narrazione oppure agire anch’esso. In un film di fantascienza che tratti di un problema di speciazione – la necessità per gli umani di abbandonare il pianeta terra – non abbiamo più solo un tempo che è cronos, ciclicità e tempo noto, ma un tempo che al contrario diventa epocale e d’attesa (Aion) .
Si tratta di categorie che possono tornarci molto utili se progettiamo una storia. Sviluppare una consapevolezza sui tempi dello scrittore significa imparare a muoversi su piani diversi e spesso suggestivi.
Hai quasi finito il tuo libro e cerchi un parere o un aiuto per la Pubblicazione? Contattaci subito.